Uniti per Vivere Meglio:
La mission del progetto: cosa facciamo
Progetto culturale
Per sensibilizzare la cittadinanza a una maggiore attenzione verso la sostenibilità agroalimentare e ambientale.
Un tavolo di lavoro
Per confrontare esperienze e visioni attorno al cibo, con l’obiettivo di promuovere la partecipazione degli attori del sistema alimentare e affrontare insieme le sfide dell’agricoltura per il futuro del pianeta, mettendo in pratica il vecchio detto “pensa globalmente, agisci localmente”.
Gli obiettivi
Fare una buona comunicazione del nostro patrimonio culturale in particolare del nostro territorio dell’Umbria, permette di creare strategie per costruire una comunità che dialoga nel mondo della cultura. Coinvolgendo il nostro territorio socio-economico, la ricerca e tutta la cittadinanza, per valorizzare i beni materiali e immateriali che caratterizzano il territorio che ci circonda. L’eredità culturale infatti, rappresenta uno degli oggetti comunicativi più strategici per costruire e rafforzare l’identità territoriale attraverso il coinvolgimento di tutti i diversi portatori di interesse che lo popolano.
Una eredità culturale come oggetto comunicativo
La comunicazione deve essere utilizzata attraverso un tavolo di lavoro, non solo come strumento per la realizzazione di piani di tutela e di salvaguardia dei beni culturali, ma come strumento per garantire un processo di co-progettazione che veda il coinvolgimento e la collaborazione di tutti coloro che gestiscono e fruiscono tale patrimonio: dalle istituzioni, ai ricercatori, agli imprenditori fino alla cittadinanza. L’eredità culturale, quindi, rappresenta un oggetto comunicativo attraverso il quale si potrà sviluppare una nuova progettazione della relazione tra il patrimonio culturale e il territorio socio-economico. L’eredità culturale deve essere interpretata, nella sua gestione, come un centro di convergenze di interessi diversi in cui sono valorizzati i legami con la storia, con i valori e con il territorio, con un punto molto strategico, la relazione che si innesca tra i beni, il territorio e il cittadino o visitatore.
Una piattaforma
Per aggregare – tramite auto-segnalazione – gli attori della filiera corta: produttori che vendono direttamente i propri prodotti, mercati di produttori (mercati contadini e dell’economia solidale), gruppi di acquisto attivi sul territorio, esercizi commerciali con prodotti locali della filiera corta, orti urbani.
Una mappa
Per scoprire le realtà di produzione e distribuzione di prodotti della filiera corta, trovare informazioni utili per un’alimentazione genuina e uno stile di vita sano e più sostenibile, conoscere iniziative e servizi legati al cibo prodotto localmente.
Altri obiettivi futuri
Analizzare il flusso del cibo in città, come mangiano i consumatori del nostro territorio umbro ma soprattutto quanto “sprecano”. “Ad oggi sappiamo che a livello globale 1/3 del cibo durante la filiera va sprecato. Sarà interessante poter quantificare quanto viene raccolto da enti che si occupano di recuperare eccedenze e cibo in scadenza, questo permetterà di far nascere nuovi progetti solidali, come quello di distribuirlo ai poveri”.
La Nostra Economia di Comunità
Uniti per Vivere Meglio promuove un progetto atto a creare una sorta di autodeterminazione di tutte le persone che vogliono ritornare a una vita sociale, di incontro, di sviluppo del territorio, di economia e ambiente circolare, di vita libera dalle imposizioni della globalizzazione.
È un progetto molto ambizioso che si può realizzare grazie alla partecipazione di tutti.
Per capire meglio cosa vogliamo fare, è necessario parlare brevemente di globalizzazione.
Da più fonti si è iniziato a parlare di globalizzazione come strumento per unire i popoli, confrontare le culture, la storia e stili di vita diversi. Negli anni questo sistema è stato utilizzato esclusivamente per questioni economiche e non sociali.
I fenomeni economici dei primi anni del terzo millennio, hanno evidenziato una crescita smisurata e poche aziende multinazionali a scapito delle piccole e medie realtà dei vari paesi della terra. Ma quali sono stati benefici?
I vantaggi, in effetti, si sono rilevati estremamente importanti per le grandi imprese internazionali: grandi guadagni, monopolio del mercato e gestione totale dei prezzi al consumo. Ne consegue una serie di azioni, spesso fraudolente, che danneggiano il mercato locale e nazionale. A seguito di ciò si è assistito ad un costante impoverimento delle popolazioni, con perdita di lavoro, dei diritti e con uno sfruttamento generalizzato in termini di manodopera. Queste grandi aziende hanno un solo scopo: il profitto.
Impongono ai fornitori regole che molto spesso costringono gli stessi ad infrangere le leggi locali o a lavorare con sistemi che danneggiano il territorio in termini economici e ambientali. Chiaramente, visto che sono in regime di monopolio, decidono anche i prezzi delle forniture, quasi sempre prezzi talmente tagliati che si ripercuotono sul fornitore. Ne scaturisce un lavoro sottopagato e spesso in molti casi sfocia nello sfruttamento del lavoro minorile.
I consumatori invece sono taglieggiati da prezzi finali elevati, con prodotti di scarsa qualità, spesso con ingredienti dannosi alla salute e con residui chimici frutto della lavorazione. Gli stati in cui fanno profitti, con il consenso del potere politico, fanno in modo che queste aziende pagano tasse ridicole rispetto a quanto raccolgono. Questo sistema di commercio è uno dei motivi per cui l’ambiente sta collassando verso un pericoloso punto di non ritorno. L’uomo è convinto di poter intervenire senza conseguenze sulla biodiversità, sulle regole della natura e sul clima. Non ha capito che questo sistema porterà alla distruzione della razza umana.
Uniti per Vivere Meglio ha come scopo quello di unire domanda e offerta, possibilmente senza intermediazioni, con un occhio di riguardo a produttori locali.
Con questo principio è necessario specificare che la priorità spetta ai prodotti alimentari, possibilmente biologici e/o comunque lavorati con criteri che non portano danno alla natura e ai consumatori. In questo modo si genera uno scambio tra consumatore e produttore locale, con gli obiettivi di calmierare i prezzi, di dare aiuto all’economia e di creare quel ciclo virtuoso che consente di generare forza economica locale.